Forrest Giò
“Corri Forrest, corri”.
Chi ha la mia età avrà già davanti l’immagine di Tom Hanks e nelle orecchie la meravigliosa colonna sonora… agli altri consiglio di vedere Forrest Gump, un film che, seppur nelle sue esagerazioni, è stato per me un’esortazione ad andare sempre avanti, restando ancorata ai sentimenti più bambini, più puri.
Mi sono resa conto chiacchierando con un’amica che la grande risonanza che ha avuto questo personaggio col mio cuore era inevitabile, perché io, di fatto sono come lui.
Ho corso tutta la vita. Prima per non sentire il rumore dei miei fantasmi, poi per tenerli a bada, poi perché era quello che avevo sempre fatto e non sapevo come fermare la giostra.
Ma ad un certo punto mi sono resa conto che era così faticoso… ma come avevo fatto a non accorgermene prima?
Ero giovane. Avevo paura. Due grandi fonti di energia. E più avevo paura, più correvo forte, più ero stanca.
Una vita ad alta velocità, sempre in affanno.
Poi ho capito qualcosa in più: correvo su una ruota come un criceto.
Creando innumerevoli meraviglie, ma sempre incatenata a quella ruota.
E quel ceppo che mi teneva prigioniera era la mia paura di non essere abbastanza.
Lo sentite come rimbomba pesante sta roba?
E’ come essere braccati da un predatore che vuole sbranarti e più ti muovi disordinatamente per sfuggirgli più hai il suo fiato sul collo perché quel mostro è dentro di te e cresce nutrendosi della tua paura.
E non è una paura razionale né gestibile perché ha a che fare con l’assoluta necessità di essere amati che equivale ad essere protetti e al sicuro.
Ma quando non ti senti meritevole di ricevere amore, allora senti che stai per morire. In ogni istante.
E cerchi di dimostrare al mondo e a te stessa che invece meriti di essere viva. Fai di tutto per essere disponibile, amorevole, efficiente. Fai la brava bambina, sperando che qualcuno se ne accorga.
Ma la prima persona a non accorgersi di te sei proprio tu. Non riesci proprio a veder quanto sei potentemente luminosa. Anzi, quello che percepisci sono solo le tue ombre.
Se non abbiamo ricevuto tutti gli sguardi amorevoli di cui avevamo bisogno, non sappiamo guardarci con amore. E non è colpa di nessuno. Sono storie che si tramandano. Fino a quando qualcuno non le riscrive, riempiendole di Luce.
Io sono sempre stata felice di essere viva. Ho sempre fatto cose belle e grandi. Nonostante questo guerreggiare interiore che mi portava a fare tre, quattro lavori mentre studiavo E danzavo.
Ogni attimo era pieno, pur di non fermarmi ad ascoltare quel delirio che soffocavo dentro, sotto tutto quel “fare”.
Quel dolore era così rumoroso e veniva amplificato dai vortici della Vita.
Guardavo me stessa attraverso una lente distorta che mi restituiva un’immagine sempre imperfetta e “insufficiente”.
Rispetto a cosa non saprei dirlo.
Eppure, al tempo stesso, ho sempre avuto un’anima indomita, una parte selvatica incapace di accettare quello che non mi risuonava.
E una incosciente audacia di fare le cose a modo mio. Sottovoce e senza clamore ma indiscutibilmente a modo mio.
Quante persone vivono in ognuno di noi?
Mi trovo spesso ad esplorare il meraviglioso caleidoscopio dell’animo umano. In ogni corso, in ogni consulenza.
Non mi stanco mai del privilegio di ascoltare e accogliere tutte quelle parti che di solito restano assopite, silenziate, censurate.
Perché accompagnando le persone a restituire spazio a tutte le sfumature di se stesse, restituisco spazio anche alle mie.
E questa è stata la magia che ha frantumato il ceppo: riuscire a dare voce alla mia paura, al mio disagio, al mio potere, a tutto quello che sentivo di avere dentro.
Senza smettere di cercare le infinite donne che sono o che potrei essere.
ho capito che correvo per scappare. e ho trovato il coraggio di farmi spazio, di ascoltare l’Amore che mi scaraventava giù dalla ruota urlandomi che meritavamo di più mentre io non mi accorgevo neanche di essere lì sopra. Perché quella ruota, quel volare basso, quel sussurrare la mia presenza invece di rivendicarne il diritto, era sempre stato il mio mondo. è stato come se all’improvviso tutto venisse giù sgretolandosi e colpendo me e le persone che amo.
Ascoltarsi nel profondo a volte fa davvero male.
Ci mette di fronte ai frantumi delle nostre armature che vanno in pezzi. E ci troviamo nudi, infreddoliti e confusi.
Ma la Terra ci sostiene sempre.
L’acqua è sempre pronta a dissetarci.
Il vento ci soccorre con le sue carezze e il fuoco dell’Amore ci porta sempre in salvo.
Possiamo scendere dalla ruota, un po’ alla volta.
Abbracciarci. Darci tutto quello che sentiamo di non avere avuto ed iniziare a costruire ciò di cui abbiamo bisogno per essere felici.
Basta deciderlo. La vita è al servizio della nostra crescita e della nostra gioia. Dipende solo da noi.
Prima o poi, in questa vita o nelle prossime, saremo pronti a fare questo salto per correrci incontro.
Abbiate cura di voi. A presto.